mercoledì 11 aprile 2012

Difendere un sogno


“Nella società odierna vale ancora la pena avere dei sogni?”
La domanda è di quelle che ti spiazzano. A farla, una studentessa di un liceo classico siciliano, dove mi trovavo qualche settimana fa per un incontro sul primo romanzo di Alessandro D’Avenia, vero e proprio best-seller del 2011.
Per rispondere alla domanda ho utilizzato proprio alcune parole riportate dallo scrittore siciliano nel suo libro: “un mondo senza sogni è come un giardino senza fiori” (dal libro “Bianca come il latte, rossa come il sangue”).
Già, come si fa a vivere senza sogni? Sarebbe impossibile, la vita sarebbe grigia, monotona, spenta. Non solo vale la pena sognare – dicevo a quella ragazza –, ma non possiamo farne a meno se vogliamo davvero essere felici; l’uomo è per sua natura un sognatore, solo gli animali non sognano. E per finire, citavo ancora D’Avenia, che nel suo romanzo fa dire al nonno del protagonista: “Non smettere di sognare, rinunceresti ad essere te stesso”.
Eppure, nonostante la mia risposta data con apparente facilità a quella liceale, le sue parole mi hanno fatto molto pensare. Perché una ragazza di 16 anni, che dovrebbe fare della “voglia di sognare” uno dei punti di forza su cui costruire il proprio futuro, si chiede se oggi vale ancora la pena farlo? Che cosa le fa venire il dubbio che forse è meglio non illudersi di immaginare un mondo migliore per poi non ritrovarsi con la delusione di un obiettivo impossibile da raggiungere?

In effetti, oggi sognare un futuro positivo richiede una buona dose di ottimismo e di speranza, ingredienti che sono sempre più difficili da trovare in giro. La ricetta per la felicità che ci viene offerta dal mondo attuale sembra fatta di individualismo, di soddisfazione immediata dei desideri, di conquiste professionali, di relazioni “usa e getta”. Il pronome personale più usato negli spot pubblicitari è “io”; quello possessivo è, invece, “mio”…
Tutto sembra dirci che non vale la pena studiare perché tanto poi non si trova lavoro. Non vale la pena amare perché tanto poi l’amore finisce. Non conviene avere amici perché gli amici prima o poi ti abbandonano quando non gli servi più. Sposarsi? Neanche a parlarne, visto che dopo un po’ ci si separa…
Ma è davvero così? E’ diventato così difficile essere felici? Oppure ci lasciamo condizionare così tanto dai messaggi negativi che il mondo ci manda in maniera tanto insistente quanto esagerata?
Forse sono vere entrambe le cose. Di sicuro molti di coloro che dovrebbero rappresentare dei modelli attraenti per i giovani non lo sono più e questo provoca una forte delusione in tanti ragazzi che vorrebbero guardare loro come punti di riferimento da imitare.
E così molti finiscono per spegnere le luci che illuminano il proprio avvenire e per ripiegare su modelli che presentano un’immagine di felicità tanto fragile quanto irraggiungibile.
“Voglio un mondo all’altezza dei sogni che ho”, era scritto sulla parete di un edificio della mia città. Già, ma se chi ci deve aiutare a sognare non è capace di alzare la direzione del nostro sguardo, diventa tutto molto difficile.
Non pensiamo però di dare solo la colpa agli adulti assenti, sarebbe troppo facile! Il nostro futuro è come un mosaico che è fatto di tasselli già presenti, di altri che si staccano perché vecchi e di altri ancora che mettiamo noi. E allora sì che si può fare tanto, lavorando molto sui tasselli nuovi, quelli che possono ridare luce all’immagine quando questa diventa sbiadita. E’ la forza della giovinezza, che ha una capacità di sognare così grande da riuscire a resistere anche alle delusioni più forti. E’ la forza di un’età che è fatta apposta per conoscere le cose grandi che ognuno è venuto a fare in questo mondo.
Ricordate il discorso che Steve Jobs ha tenuto nel 2005 agli studenti dell’Università di Stanford? Probabilmente ricorderete le parole più celebri: “Stay hungry, stay foolish”. Siate affamati, perché la sazietà spegne i sogni, sembrava dire Jobs. E poi siate folli, perché per sognare, bisogna osare, rischiare, perdere la paura di fare qualcosa di grande.

Dove trovo i miei sogni?
E allora, proviamo a trovare il luogo dove incontrare i nostri sogni. Potrebbe sembrare un luogo lontano, fantastico, irraggiungibile e invece è più vicino di quanto ci aspettiamo.
Sì, perché i nostri sogni sono nascosti nelle cose che incontriamo realmente, ogni giorno. I nostri sogni li troviamo nella realtà, nelle persone che la vita ci mette accanto, nei talenti che ognuno di noi ha, a cominciare dal tempo, che è il primo dono che ci è stato dato.
A volte invece li cerchiamo al di fuori della realtà, quando immaginiamo situazioni che per diversi motivi non potremo mai vivere. Quanti di voi che state leggendo saranno protagonisti di Amici o del prossimo campionato di serie A? E quanti invece potranno essere protagonisti della propria esistenza perché decidono di essere se stessi e di giocarsi la vita al meglio delle possibilità che vengono loro offerte?
Cercare i sogni nella realtà significa, per esempio, trovarli in un libro che ci apre orizzonti nuovi e insospettati; oppure in un film che ci coinvolge profondamente per la storia vera, autentica, reale che ci racconta. Ancora, troviamo i nostri sogni nello scrivere una lettera ad un amico invece di mandargli una mail; o nel fargli una telefonata al posto di un freddo e distaccato SMS.
Troviamo i nostri sogni nel silenzio, che così tanto ci aiuta a guardare dentro noi stessi e a contemplare la grandezza della nostra vita. Troviamo i nostri sogni nelle tante piccole cose che ci accadono lungo la giornata e che spesso ci danno indicazioni sulla direzione verso la quale orientare il nostro cammino.

Per non perdere la rotta.
Riportavo all’inizio il paragone fatto da D’Avenia tra una vita senza sogni ed un giardino senza fiori. Subito dopo, però, lo scrittore aggiunge che “una vita di sogni impossibili è come un giardino di fiori finti”. E i fiori finti, se a prima vista possono sembrare bellissimi, finiscono presto per deludere, perché non hanno vita.
I sogni non possono rimanere tali, devono trasformarsi in progetti. Solo così danno quella soddisfazione che promettono; se rimangono sogni deludono.
Ma per trasformarsi in progetti, molte volte i sogni hanno bisogno di ostacoli, di difficoltà che ne mettano alla prova la consistenza. Avete mai provato ad appendere un quadro ad un chiodo che è stato piantato alla parete senza incontrare nessuna resistenza?
Probabilmente è facile capire che un sogno ha bisogno di ostacoli per trasformarsi in un progetto reale. Ma poi la vita ci mette di fronte alle difficoltà ed ecco che improvvisamente si perde di vista questa idea. Provate a rimanere convinti del valore delle difficoltà quando il prof vi mette un quattro, o quando la ragazza vi ha lasciato, o quando vostro padre non è quello che vorreste… Difficile, vero?
Anche per questo è importante avere accanto qualcuno che ci aiuti a trasformare i sogni in realtà, che sappia indicare la strada da percorrere. Soprattutto qualcuno che sappia dimostrare con la propria vita che i sogni si possono raggiungere, e che è possibile farlo anche se spesso si tratterà di camminare in salita o contro corrente.
Qualcuno che faccia venire la voglia di andare avanti anche quando molti ci diranno “lascia perdere” o quando ci faremo prendere dalla paura di rischiare, dalla tentazione di lasciare il passo a qualcun altro.
Qualche tempo fa leggevo su un forum le parole di una ragazza: “Ognuno di noi ha un sogno, ma tanti hanno paura di credere ai propri sogni e li rinchiudono in un cassetto, dimenticando dove hanno lasciato la chiave”.
Sognare è facile, credere nei propri sogni lo è di meno. Ma la cosa più difficile è forse quella di lasciare i cassetti vuoti. O almeno, di non riempirli con i nostri desideri di cose grandi!

Articolo pubblicato su Dimensioni Nuove di marzo 2012

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